L'aforisma di Oscar Wilde suggerisce una prospettiva unica sulla natura della felicità e del suo rapporto con il tempo. La frase è pervasa da un senso d'irrealtà, come se la vera gioia fosse troppo pura o eterea per essere effimera nel modo in cui lo sono le altre esperienze umane. Queste parole invita a riflettere sulla natura illusoria della felicità quando è vista attraverso il filtro dell'esperienza quotidiana e del passaggio degli anni, suggerendo che la vera soddisfazione o beatitudine non segue lo stesso ciclo di invecchiamento delle altre emozioni. Inoltre, l'affermazione contiene un tocco d’ironia tipico dello stile di Wilde, forse sottintendendo anche una critica alla superficialità della ricerca di felicità momentanea e passeggera.