La religione è la sostanza della cultura, la cultura è la forma della religione.
"Dio" è la risposta alla domanda implicita nella finitezza dell'uomo; egli è il nome di ciò che interessa ultimamente l'uomo.
La saggezza è il riconoscimento dei propri limiti.
La religione è il fatto di essere presi da un interesse ultimo.
La religione non è una funzione accanto alle altre, ma è l'orientamento, che sostiene tutte le funzioni dello spirito verso l'incondizionato.
Essere religiosi significa interrogarsi appassionatamente sul senso della nostra vita ed essere aperti alle risposte, anche se esse ci scuotono in profondità.
Se le religioni fossero molto chiare perderebbero, con l'andar del tempo, i credenti.
Quando una religione ha la pretesa di imporre la sua dottrina all'umanità intera, si degrada a tirannia e diventa una forma d'imperialismo.
La religione può venir paragonata ad uno che prende per mano un cieco e lo guida dove questi non può vedere, nel qual caso l'essenziale è che il cieco raggiunga la propria meta, e non ch'egli veda ogni cosa.
Le religioni si sono impossessate della naturale disposizione metafisica dell'uomo in parte paralizzandola con una prematura istillazione dei loro dogmi, in parte proibendo e interdicendo tutte le espressioni libere e spregiudicate di questa disposizione.
L'oppio è ormai la religione dei popoli.
L'Antico Testamento poggiava sulla parentela di sangue; il Nuovo sulla parentela di fede. La "coesistenza" è tutta qui.
La religione è oggi nel bene e nel male la principale sorgente dell'identità, non solo a livello geopolitico ma anche personale. Lo è persino per chi la rifiuta.
Nel mondo non c'è religione abbastanza, neanche solo per abbattere le religioni.
La scienza è un'equazione differenziale. La religione è una condizione al contorno.
Tante volte la religione è un fatto pubblico e l'impegno della Chiesa cattolica nella vita sociale è essenziale anche da un punto di vista della società civile.