La nostra fede nel presente muore molto prima della nostra fede nel futuro.
Purtroppo noi non siamo esseri sospesi in bolle di sapone vaganti felici per l'aria; c'è un prima e un dopo nelle nostre vite e questo prima e dopo intrappola i nostri destini, si posa su di noi come una rete sulla preda.
Quelli che riescono a mettersi nei panni altrui, quelli che riescono a capire come la pensano gli altri, non dovranno mai preoccuparsi per quello che il futuro ha in serbo per loro.
L'attesa dell'ineluttabile esercita un fascino specifico, ma nasce da una lettura retrospettiva della storia che nega l'esistenza del futuro come apertura sul radicalmente nuovo.
Viviamo per qualcosa che non esiste: quel domani non c'è, e quando arriverà, anche allora non lo degneremo di uno sguardo.
Se il presente cerca di giudicare il passato, perderà il futuro.
Non sono i carichi di oggi che conducono gli uomini alla pazzia. Sono i rimpianti sul passato e la paura del domani. I rimpianti e la paura sono due ladroni che ci derubano dell'oggi.
Non c'è santo senza un passato, e nessun peccatore senza un futuro.
Cosa vogliamo che i nostri figli facciano? Spazzare i pavimenti attorno a computer giapponesi?
Il problema del futuro è che è noioso: il suo grande segreto è che è il presente, e il presente non è mai attrattivo come il futuro. Dovrebbe esserlo, ma non lo è.
Il problema ai nostri tempi è che il futuro non è come è sempre stato.