Ho passato vent'anni sul palco prima di affrontare una telecamera.— Saul Rubinek
Ho passato vent'anni sul palco prima di affrontare una telecamera.
Tutti quelli che fanno teatro, anche a livello amatoriale, sanno che in quell'ambiente si trova subito una famiglia.
Il teatro mi ha insegnato a non lasciare spazi vuoti nello spettacolo.
In un film l'imbecille non può fare che la parte di un imbecille, a teatro si può nascondere, in tv viene fuori subito.
Quando in un teatro il loggione è vuoto è segno che la città non ha cervello.
Penso che se la poesia è interessante non c'è bisogno di fare tante cose. Per me il teatro è prima di tutto la parola. Poi abbiamo vissuto un'epoca di registi che prendevano un po' troppa importanza.
Il teatro non è indispensabile. Serve ad attraversare le frontiere fra te e me.
Fare una scuola di teatro o di cinema, lavorare in tutti e due i settori, in entrambi gli spazi, è un arricchimento. Fa capire che il termine attore è comune ai due ambiti, ma le tecniche sono completamente diverse.
Il piacere del teatro è decaduto non per la scomparsa di buoni attori ma perché la gente comune è apparsa a recitare negli uffici, nei ritrovi, nelle strade. Tutti si esibiscono come su un palcoscenico, orgogliosi della loro esistenza priva di valore.
Il teatro è qualcosa che ho molto desiderato e molto preparato. Necessita di una tensione che non può cedere.
Sono un attore di teatro, ma negli ultimi dieci anni ho recitato in vari film per guadagnare soldi.
Quando certi uomini di teatro sollecitano la partecipazione viva del pubblico ai loro spettacoli dovrebbero meditare sui pericoli cui vanno incontro.