O mia patria d'oro! In autunno lucente cattedrale!— Sergej Esenin
O mia patria d'oro! In autunno lucente cattedrale!
La fame fa buono anche il ferro, anche quello delle catene.
Teneramente malato di memorie infantili/ Sogno la nebbia e l'umido delle sere d'aprile.
Mi piace spettinato camminare col capo sulle spalle come un lume e così mi diverto a rischiarar il vostro triste autunno senza piume.
Solo te posso amare, Russia, mio dolce paese che hai gioia breve e violenta nelle sonore canzoni di primavera sui prati.
Colosso dai piedi di creta.
In Russia sta proprio cambiando tutto. Ho visto dei bambini che mangiavano i comunisti.
Russia, misera Russia, per me le grigie tue isbe, per me le tue canzoni al vento sono come le prime lacrime d'amore!
O misera mia terra, che significhi tu per il cuore?
Mi è molto affine l'umorismo, lo slancio emotivo del popolo russo.
La Russia è un paese con un passato imprevedibile.
Il mio solo nemico serio oggimai era il russo officiale, od il suo cane, il Cosacco.
O Russia, terra color lampone e azzurro caduto nel fiume, amo fino alla gioia, fino al tormento la tua tristezza di lago.
Quando penso alla Russia penso al dolore: non solo ai drammi, ma anche alle miserie di ogni giorno.
Che razza di uomini era mai questa gente russa che non rispettava nessun valore di umana corrispondenza?