L'amore è come la febbre: nasce e si spegne senza che la volontà vi abbia alcuna parte.
— Stendhal
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La nostra interpretazione
L’amore viene descritto come una forza che sfugge al controllo razionale, simile a un fenomeno fisico improvviso che sorge e si esaurisce indipendentemente dai nostri desideri. Non nasce da un calcolo ponderato, non obbedisce ai progetti, non risponde a un dovere: appare come qualcosa che accade, più che qualcosa che si decide. In questo senso, la volontà umana appare limitata, quasi spettatrice di un processo interiore che si impone con la stessa naturalezza di uno stato febbrile. Ci si trova innamorati senza averlo pianificato, così come ci si ritrova improvvisamente distaccati, senza riuscire a stabilire un momento preciso in cui tutto è cambiato.
C’è anche un’ombra di precarietà in questa visione: ciò che nasce senza il nostro consenso può anche spegnersi senza che possiamo trattenerlo. Questo rende l’amore affascinante e, al tempo stesso, inquietante. Affascinante, perché rivela un nucleo di spontaneità e di autenticità che sfugge alle convenzioni sociali e alle maschere. Inquietante, perché mette l’essere umano di fronte alla propria vulnerabilità, all’impossibilità di garantire stabilità attraverso la sola forza di carattere o di impegno.
In questa prospettiva, l’intensità dei sentimenti non deriva dalla loro durata o dalla loro docilità al controllo, ma dalla loro verità istintiva. L’amore appare come un’esperienza che accade al soggetto, lo attraversa, lo trasforma per un tempo incerto e poi, a volte, si estingue senza spiegazioni chiare. Rimane l’idea che non tutto, nella vita affettiva, possa essere ridotto alla logica della scelta consapevole: esiste una dimensione di mistero e di inevitabilità che nessuna volontà è in grado di dominare del tutto.