Non conosco altro metodo più efficace per garantire il rigetto di leggi cattive o dannose della loro stretta applicazione.
È la sottomissione, l'idea sconvolgente e semplice, mai espressa con tanta forza prima di allora, che il culmine della felicità umana consista nella sottomissione più assoluta.
Non mi basta decidere per me, voglio farlo anche per te. Voglio che tu sia libero di ubbidirmi.
Ubbidire a un ordine sbagliato, come capita così spesso, ti dona la sicurezza di essere meglio dell'idiota che te l'ha imposto. E se l'ordine sbagliato genera la catastrofe che avevi previsto, la tua autostima si fortifica.
Quando qualcuno domanda un'obbedienza cieca, saresti un folle se non sbirciassi.
Non mi sazio di servire.
Di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio.
Non l'estasi salva ma l'obbedienza. E non la libertà dilata bensì il vincolo.
Non c'è nulla di così pesantemente e largamente fallace come le leggi, nè così frequentemente. Chiunque obbedisca loro perché sono giuste, non obbedisce loro giustamente come dovrebbe.
Dal cattolicesimo ufficiale non traspare la leggerezza responsabile della libertà, ma il peso de-responsabilizzante dell'obbedienza supina.
Ci si riunisce in gruppi, perché l'obbedienza permette di fare tutto quello di cui per convinzione propria non si sarebbe più capaci, e l'inimicizia di quei gruppi dona agli uomini la sempre operante reciprocità della vendetta, mentre l'amore ben presto si addormenterebbe.