Chi pronuncia parole d'amore è come chi lancia un messaggio in codice con una tramittente difettosa, senza mai essere sicuro di cosa viene captato.
— Alain de Botton
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La nostra interpretazione
Quando si parla d’amore, si entra in un territorio dove le parole non garantiscono mai una comprensione perfetta. Chi prova un sentimento intenso e sincero può sforzarsi di esprimerlo, ma tra ciò che sente dentro e ciò che l’altro riceve esiste sempre una distanza, una zona d’ombra. Il linguaggio diventa un mezzo fragile, come uno strumento difettoso che trasmette segnali incerti: le intenzioni possono essere pure, profonde, autentiche, ma il messaggio può arrivare distorto, incompleto, frainteso.
Questo mette in luce una dimensione di vulnerabilità: chi parla d’amore si espone al rischio di non essere capito, di non essere ricambiato come spera, o di vedere il proprio sentimento ridotto a qualcosa di meno importante di ciò che è realmente. Allo stesso tempo evidenzia quanto il rapporto tra due persone sia sempre un dialogo precario, dove nessuno possiede il controllo totale del significato. Restano il tentativo e il desiderio di farsi capire, di superare la distanza tra interiorità e interpretazione altrui, sapendo che una parte di quel mondo emotivo resterà inevitabilmente segreta o mal decifrata.
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