Immaginare Dio senza le prigioni. Quale solitudine!— Albert Camus
Immaginare Dio senza le prigioni. Quale solitudine!
All'infuori del sole, dei baci e dei profumi selvaggi, tutto ci sembra futile.
Un romanzo non è mai altro che una filosofia tradotta in immagini.
La bellezza è insopportabile, ci guida alla disperazione, offrendoci per un minuto uno squarcio dell'eternità che vorremmo allungare sopra la totalità del tempo.
Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio.
Che abiezione, che schifo, che senso di vomito sentirci crescere dentro quella stessa viltà e quell'impotenza che abbiamo disprezzato negli altri.
Dobbiamo liberarci dal carcere degli affari e della politica.
Il conformismo è il carceriere della libertà e il nemico della crescita.
In fondo nella vita, la più grande affermazione di libertà è quella di chi si crea una prigione.
C'è una cosa che in prigione s'impara: mai pensare al momento della liberazione, altrimenti c'è da spaccarsi la testa nel muro. Pensare all'oggi, al domani, tutt'al più alla partita di calcio del sabato; ma mai più in là. Prendere il giorno come viene.
Ognuno è prigioniero della sua famiglia, del suo ambiente, della sua professione, dei suoi tempi.
C'è la scuola, la scuola come obbligo, come prigione mentale.
Se non fosse stato per il mio avvocato, sarei ancora in prigione. Siamo stati molto più rapidi a scavare in due.
Sotto un governo che imprigiona le persone ingiustamente, l'unico posto per un uomo giusto è la prigione.
Il mondo è una prigione in cui è da preferire la cella d'isolamento.
I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori.