Voi giovani, con una vita intera davanti, coltivate l'arte della fretta.
Lo ricordi cosa facevi da bambina? Salivi sopra il colle. Non importava quanto fosse lontano il traguardo. Salivi sulla cima. Il vento ti abbracciava e ti trascinava con sé, ma succedeva per poco: poi eri tu a trascinare il vento.
Un'ombra distante e appena accennata, un sospiro tenue e ripetuto come il frinire delle cicale nascoste dentro un campo di grano.
Tra quattro mura ci stava a fatica. Si sentiva soffocare. Adorava il mare vicino. La risacca. L'aria salina. Le notti di tempesta trascorse vicino al faro sulla costa.
Demolire una carriera, un rapporto, una vita. Bastava molto poco. Si chiese quanto ci sarebbe voluto per ricostruire.
Fare sul serio senza prendersi troppo sul serio.
A che ti serve leggere quando c'è la televisione piazzata lì davanti a te? Quello che può insegnarti un libro puoi impararlo meglio e più in fretta dalla televisione.
Il cristianesimo è una religione che ha fretta. Pensate al mondo creato in soli sette giorni. Persino in termini simbolici, stiamo parlando di una creazione mordi e fuggi.
Qualunque cosa venga prodotta frettolosamente tra i rifiuti finisce facilmente.
Più è urgente il motivo per cui si fa una coda, più lento sarà l'impiegato allo sportello.
Nei tipi scattanti abbondano le false partenze.
La fretta è dei giovani che non conoscono le delizie dell'attesa, la volontà di un prolungamento che avvolge la resa di odori profondi e prelibati.
Sbrigarsi è il modo migliore per non arrivare.
Non vanno d'accordo il ragionamento e la fretta.
Non avevano fretta. Erano padroni del tempo, come dei sentieri, del sole e della luna.