C'è un'età, l'estrema giovinezza, in cui si ama il sesso; una donna ama un uomo, un uomo ama una donna come si prende una bevanda perché si ha sete. Soltanto più tardi si sceglie, si ama la persona, lui perché è lui, lei perché è lei.

Alphonse Karr
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La nostra interpretazione

Nel corso della vita esiste una fase iniziale in cui l’attrazione è soprattutto fisica e istintiva. Si cerca l’altro come risposta immediata a un bisogno, quasi come si placherebbe una sete improvvisa. In quel momento conta più il desiderio che la persona concreta: potremmo sostituire un volto con un altro senza che cambi troppo il senso dell’esperienza. È una stagione in cui il corpo, la novità, l’impulso guidano, e l’amore si confonde con il piacere, con il bisogno di sentirsi vivi e desiderati. Col tempo, però, qualcosa matura. Non basta più un qualsiasi corpo o un ruolo generico, non è più sufficiente “un uomo” o “una donna” in astratto. Nasce l’esigenza di scegliere, di riconoscere qualcuno nella sua unicità irripetibile. Si comincia ad amare non il genere, ma la persona, con la sua storia, i suoi limiti, la sua singolare maniera di stare al mondo. L’attrazione non scompare, ma si intreccia con la stima, con l’intesa profonda, con il sentimento di un’appartenenza reciproca. Questo passaggio segna la differenza tra un rapporto fondato solo sull’istinto e un amore che riconosce l’altro come individuo insostituibile. Non si tratta più di colmare una mancanza immediata, bensì di condividere la vita con qualcuno che si sceglie proprio per ciò che è, e non per il semplice fatto di poter soddisfare un desiderio. In questa maturazione affettiva, l’amore diventa più esigente ma anche più autentico, perché non nasce dalla fretta del bisogno, bensì dalla lenta scoperta e dall’accettazione profonda dell’altro.

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