Non puoi volere una zebra e non accettare le sue strisce.
Basterebbe avere una specie di autolimitatore di pensieri per stare meglio. Una specie di autolimitatore di sentimenti. Basterebbe non lasciarsi andare proprio a picco nella vita di un'altra persona.
È dai dubbi che nascono le idee più interessanti.
È che non bisognerebbe mai immaginarsi qualcosa troppo nel dettaglio perché l'immaginazione finisce per mangiarsi tutto il terreno su cui una cosa potrebbe accadere.
Comprare un appartamento è anche un po' comprare la tristezza di chi ci abitava.
Tutte le situazioni finiscono, prima o poi, è lo schifo imperfetto della vita.
Se ti fai dar ragione da un altro, devi anche accettare che ti possa dar torto; se la giustificazione e la lode devono venirti da lui, aspetta anche la sua accusa e la sua punizione.
Accettare se stessi è saggezza; accettare gli altri può anche essere menefreghismo.
Niente è più difficile che accettare sé stessi.
Se qualcuno giunge al punto di accettare acriticamente tutte le assurdità che le dottrine religiose gli trasmettono, e perfino di ignorarne le contraddizioni vicendevoli, la sua debolezza intellettuale non deve stupirci oltremodo.
Imparare ad accettare il dolore e la morte come necessità del tutto naturali, senza consolatorie illusioni, significherebbe imparare ad accettare la vita.
Più duro ad accettare del riconoscimento della propria mediocrità è solo quello della propria bassezza d'animo: il primo ci suggerisce una certa pietà, l'altro ci forza al disprezzo di noi stessi.