Chi si lamenta che il mondo lo ha tradito, è perché è stato lui a tradire il mondo. Colui che si lamenta che l'amore non lo ha reso felice, è perché si è ingannato sull'amore: l'amore non è un regalo che si riceve.
— Antoine de Saint-Exupéry
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La nostra interpretazione
Le parole invitano a guardare con onestà il proprio ruolo nella sofferenza e nella delusione. Non è il mondo, in sé, a tradire; spesso è l’individuo che si è allontanato dalla realtà, dalle proprie responsabilità e dagli altri, alimentando aspettative irrealistiche. Il lamento diventa allora una forma di autoassoluzione: si accusa il mondo per non riconoscere il proprio contributo al fallimento, alle incomprensioni, alle fratture. Lo stesso accade con l’amore. Chi attende che l’amore arrivi dall’esterno come un dono pronto, come una garanzia di felicità, fraintende la sua natura. L’amore non è un premio che si riceve, ma un atto che si compie, una scelta quotidiana fatta di presenza, cura, sacrificio e responsabilità. Si soffre quando lo si confonde con il possesso, con il bisogno di essere riempiti o salvati. La maturità affettiva inizia quando si smette di aspettare che l’amore risolva ogni mancanza e si comprende che esso vive nel dare, nel partecipare, nel prendersi cura. In questa prospettiva, smettere di accusare il mondo e l’amore significa riconoscere la propria libertà, ma anche il proprio dovere: quello di impegnarsi, di essere leali, di costruire relazioni autentiche invece di attendere miracoli dall’esterno.
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