L'aforisma di Antonio Tabucchi invita a una profonda meditazione sul ruolo centrale dell'esperienza stessa nella costruzione della nostra esistenza. Piuttosto che concentrarsi sui singoli attori o eventi, l'autore suggerisce un approccio più ampio alla comprensione di ciò che definiamo come vita. Questo pensiero ci spinge a considerare la storia non tanto attraverso gli occhi dei protagonisti immediati ma piuttosto dal punto di vista dell'esperienza stessa e del suo impatto duraturo sulla nostra percezione della realtà. In questo modo, Tabucchi solleva interrogativi sul significato ultimo delle nostre azioni quotidiane in un contesto più vasto e imponente che è la vita vissuta come una narrazione complessiva.