Tutti i miserabili sono socievoli, sino a far pietà.
Si può definire l'onore come l'immagine del nostro valore nei pensieri della gente.
Il suicidio, lungi dall'essere negazione della volontà ne deriva che la distruzione di un fenomeno isolato è azione in tutto vana e stolta.
La vista di qualità preminenti di solito provoca la rabbia di chi non vale niente.
La ricchezza somiglia all'acqua di mare: quanto più se ne beve, tanto più si ha sete.
Ciò che ha valore non viene stimato, e ciò che è stimato non ha alcun valore.
Ciò che fa grande la grandezza umana è che si riconosce miserabile; un albero non si riconosce miserabile. Riconoscersi miserabili significa dunque essere miserabili, ma riconoscersi miserabili significa essere grandi.
Miserabile è chi non ha una donna che ne pianga la morte.
I miserabili non hanno compassione, fanno del bene solo su dei forti princìpi di dovere.
Il miserabile, ogni qual volta ha il tempo di pensare, si fa piccolo davanti alla legge e meschino davanti alla società; si getta bocconi, supplica e cerca di toccare il tasto della compassione. Si sente che sa d'aver torto.