Chi scrive chiaro, sa scrivere.— Beppe Severgnini
Chi scrive chiaro, sa scrivere.
Solo la costanza dei comportamenti produce risultati. Le cose buone fatte saltuariamente servono poco.
È un tratto italiano il desiderio di rendersi utili, unito all'illusione di sapere, ci spinge a iniziative temerarie, dove l'altruismo viaggia in coppia con l'esibizionismo.
Scrivere è come scolpire, bisogna togliere. È un esercizio faticoso, e qualcuno preferisce evitarlo. Ecco spiegata la massa di parole inutili a spasso per il sistema solare.
Tutti sappiamo fare qualcosa, nessuno sa fare tutto. L'importante è capire cosa potremmo fare meglio e, anche per questo, faremmo volentieri.
Chi difende il buon italiano non difende la pedanteria, né rifiuta le innovazioni: difende invece il buon senso, e accetta le novità.
Mi figuro, per un inestirpabile pregiudizio di scrittore, che nulla resterà non detto.
Suonare è un lavoro da duri. Anche scrivere è un lavoro da duri.
Una persona che sa scrivere una lunga lettera con facilità non può scrivere male.
Qualcuno ci sorveglia mentre scriviamo. La madre. Il maestro. Shakespeare. Dio.
Bisognerebbe scrivere ogni volta come si scrivesse per la prima e per l'ultima volta. Dire quanto sarebbe giusto per un congedo e dirlo così bene come per un debutto.
La politica non è una cattiva professione. Se hai successo hai molte gratificazioni, se cadi in disgrazia puoi sempre scrivere un libro.
Scrivere è leggere in sé stessi.
Uno scrive perché vede, l'altro perché sente dire.
Il pubblico non ha l'obbligo di essere grato alle persone senza talento della fatica che fanno a scrivere.