In queste poche parole emerge una visione estremamente cruda e disillusa del sentimento amoroso. L’amore non appare come qualcosa di sacro o elevato, ma viene gettato a terra, trattato come un termine sporco, abusato, svuotato del suo valore. Questo sguardo nasce spesso dall’esperienza concreta di relazioni fallite, di illusioni spezzate, di promesse non mantenute. Quando ciò che viene venduto come sentimento più puro si rivela fonte di sofferenza, tradimenti, incomprensioni e solitudine, il linguaggio stesso che lo descrive sembra corrotto. La parola suona consumata, usata troppo facilmente in contesti superficiali, fino a diventare fastidiosa, quasi offensiva. Si avverte un rifiuto verso la retorica romantica, verso le frasi fatte, verso l’uso dell’affetto come maschera per desideri egoistici o manipolatori. In filigrana si intravede però anche una nostalgia: per qualcosa di autentico che non si riesce più a nominare senza provare disgusto, come se il sentimento esistesse, ma la lingua per dirlo fosse irrimediabilmente contaminata.