Dalle altre femmine, uno può salvarsi, può scoraggiare il loro amore; ma dalla madre chi ti salva?— Elsa Morante
Dalle altre femmine, uno può salvarsi, può scoraggiare il loro amore; ma dalla madre chi ti salva?
Nessun affetto nella vita uguaglia quello della madre.
Si direbbe, in realtà, all'epilogo di certi destini, che noi stessi, per una nostra legge organica, fin dall'inizio, insieme con la vita, abbiamo scelto anche il modo della nostra morte.
Solo chi ama conosce. Povero chi non ama!
Raramente ci si guarda, con se stessi, negli occhi, e pare che in certi casi questo valga per un esercizio estremo.
Ah, è un inferno essere amati da chi non ama né la felicità, né la vita, né se stesso, ma soltanto te.
Non esiste conforto per una madre che soffre. La maternità non conosce limiti e ragionamenti. La madre è sublime perché è tutta istinto. L'istinto materno è divinamente animale. La madre non è donna, ma femmina.
Il cuore di una madre è un abisso in fondo al quale si trova sempre un perdono.
So che il padre t'è caro: amassi tanto la madre tu!
I volti delle madri sono nobili, sovranamente limpidi, allorché la purezza delle vite volontariamente innocenti le ha rinfrescate ai mille mattini dei sacrifici.
Una madre non può che nuocere ai suoi figli se fa di loro l'unico scopo della sua vita.
L'uomo lavora nella sua generazione, la madre nella futura.
Ognuno porta in sé un'immagine della donna derivata dalla madre: da essa ognuno viene determinato a rispettare o a disprezzare le donne in genere, o a essere generalmente indifferente verso di loro.
Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto tra tanti diritti.
Per la madre i figli sono ancore della vita.