A tal punto il dubbio su di sé travaglia gli esseri che questi, per porvi rimedio, hanno inventato l'amore, tacito patto fra due infelici per sopravvalutarsi, per incensarsi spudoratamente.
— Emil Cioran
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La nostra interpretazione
L’amore viene presentato come un prodotto del tormento interiore, generato dal dubbio radicale che ogni individuo nutre verso se stesso. Gli esseri umani, incapaci di sostenere a lungo la percezione della propria fragilità, si alleano implicitamente per costruire una sorta di inganno condiviso. Il legame affettivo diventa allora un accordo silenzioso attraverso cui due persone, entrambe insicure e infelici, si dedicano l’una all’altra un’ammirazione che non possiedono in modo autentico verso se stesse. Ogni partner diventa lo specchio compiacente dell’altro, un dispensatore di lodi e riconoscimenti esagerati, quasi una strategia di sopravvivenza psicologica. In questo quadro, l’amore appare meno come un sentimento puro e disinteressato e più come un artificio esistenziale, un sistema di mutua idealizzazione che attenua il peso dell’autocritica e del vuoto interiore. L’unione affettiva, invece di sciogliere l’infelicità, la traveste e la rende sopportabile, trasformando il bisogno di consolazione in venerazione reciproca. Così l’amore diventa un compromesso fra due solitudini che cercano sollievo, più che un incontro tra due pienezze realizzate.