Il piacere legato al sentimento amoroso viene presentato come qualcosa che nasce principalmente dalla mente, più che dalla realtà concreta del rapporto. Non è l’amore in sé a dare gioia, ma l’immagine che ciascuno costruisce dentro di sé: sogni, aspettative, idealizzazioni, proiezioni su chi si ama. L’essere umano tende a rivestire il proprio legame affettivo di significati amplificati, fantasie e speranze che spesso non coincidono con ciò che accade realmente. In questa prospettiva, la soddisfazione affettiva dipende meno da ciò che l’altro è e più da ciò che si immagina che sia, o che potrebbe diventare. Ne emerge un lato disincantato e quasi amaro dell’esperienza amorosa: il rischio che la felicità provata non sia altro che un abbaglio, una costruzione fragile destinata a incrinarsi quando l’immaginazione si scontra con i limiti, le imperfezioni, le delusioni. La gioia d’amare appare così strettamente intrecciata al potere, ma anche alla fragilità, dell’illusione umana.