Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s'era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così.
— Italo Calvino
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La nostra interpretazione
Due persone si incontrano e, attraverso l’incontro, ciascuna scopre un volto nuovo di sé. Prima di questa relazione, lui viveva in una sorta di inconsapevolezza: esisteva, ma non si era mai guardato davvero dentro, non aveva mai compreso la profondità dei propri sentimenti, dei propri desideri, delle proprie paure. L’incontro con l’altra persona diventa allora uno specchio che illumina zone rimaste in ombra, rendendo possibile una conoscenza più autentica di sé.
Lei, al contrario, possedeva già una certa consapevolezza interiore: si era sempre percepita, conosceva il proprio mondo emotivo. Eppure, solo grazie a quell’amore riesce a riconoscersi con una chiarezza mai sperimentata prima, come se l’altro le restituisse una figura più nitida, più intera, più vera. Non si tratta di annullarsi nell’altro, ma di ritrovarsi attraverso l’altro, in una reciprocità che rende possibile una forma più completa di identità.
Questo legame non appare superficiale o passeggero: è un incontro trasformativo, in cui l’amore non è solo attrazione, ma un processo di rivelazione. L’altro non viene ridotto a semplice consolazione o conferma, ma diventa occasione di crescita, di verità, di maturazione personale. In questo modo il sentimento assume una dimensione quasi conoscitiva: amare significa anche vedersi meglio, riconoscere ciò che si è, accogliere le proprie parti sconosciute. L’esperienza affettiva diventa quindi un viaggio di scoperta interiore, in cui due individualità, invece di perdersi, si rivelano a se stesse in modo più pieno e luminoso.