In una rivoluzione, se è vera, si vince o si muore.
Il guerrigliero è un riformatore sociale il quale impugna le armi per rispondere all'irata protesta del popolo contro l'oppressore e lotta per cambiare il regime sociale colpevole di tenere i suoi fratelli inermi nell'ombra e nella miseria.
Non sono un Libertador. I Libertadores non esistono. Sono i popoli che si liberano da sé.
Non sono Cristo né un filantropo, io sono tutto il contrario di un Cristo; io combatto per le cose in cui credo con tutte le armi a mia disposizione e cerco di lasciare morto l'altro, invece di lasciarmi mettere in croce o in qualsiasi altro luogo.
Vale milioni di volte di più la vita di un solo essere umano, che tutte le proprietà dell'uomo più ricco della terra.
Bisogna pagare qualunque prezzo per il diritto di mantenere alta la nostra bandiera.
Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Si è vero lo siamo in modo diverso, siamo quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo.
Il rivoluzionario che ha successo è uno statista, quello che non ha successo un criminale.
La rivoluzione deve essere permanente.
Non basta sganasciare la dirigenza politico-economico-social-divertentistica italiana. La rivoluzione deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha.
Le rivoluzioni nascono dalla cima. Sono causate da ciò che vi è di marcio alla cima.
La rivoluzione è l'ispirazione frenetica della storia.
Non potrà esserci nessuna rivoluzione di massa finché non vi sarà una rivoluzione personale, a livello individuale.
La rivoluzione consiste nell'amare un uomo che ancora non esiste.
Sarà rivoluzionario colui che potrà rivoluzionare se stesso.
Le rivoluzioni distruggono tutto in un istante e non ricostruiscono se non col lungo avvenire.