Una rivoluzione si fa, solo se si ha una cultura e delle idee.
La burocrazia improduttiva e infeconda è il polo opposto del comunismo.
Nessun vero rivoluzionario muore invano.
Il crollo del socialismo in alcuni paesi non significa che abbia fallito: ha perso una battaglia.
La rivoluzione è una battaglia all'ultimo sangue tra passato e futuro.
I problemi passano, i popoli restano.
Il guerrigliero è un riformatore sociale, il quale impugna le armi per rispondere all'irata protesta del popolo contro l'oppressore e lotta per cambiare il regime sociale colpevole di tenere i suoi fratelli inermi nell'ombra e nella miseria.
In una rivoluzione, se è vera, si vince o si muore.
I popoli ben governati e contenti non insorgono. Le insurrezioni, le rivoluzioni, sono la risorsa degli oppressi e degli schiavi e chi le fa nascere sono i tiranni.
Tutte le rivoluzioni moderne hanno avuto per risultato un rafforzamento del potere statale.
Per un vero rivoluzionario il pericolo più grave, fors'anche l'unico, è l'esagerazione rivoluzionaria.
Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale che trasforma un insorto in un burocrate.
Gli inferiori si ribellano per poter essere uguali e gli uguali per poter essere superiori. È questo lo stato d'animo da cui nascono le rivoluzioni.
Il rivoluzionario che ha successo è uno statista, quello che non ha successo un criminale.
Le rivoluzioni non sono sciocchezze, ma dalle sciocchezze hanno origine.
La rivoluzione è l'ispirazione frenetica della storia.