La rivoluzione è la festa degli oppressi e degli sfruttati.— Lenin
La rivoluzione è la festa degli oppressi e degli sfruttati.
Per un vero rivoluzionario il pericolo più grave, fors'anche l'unico, è l'esagerazione rivoluzionaria.
Non urlate tanto sul cinismo! Il cinismo non sta nelle parole che descrivono la realtà ma nella realtà stessa.
L'autorità avvelena chiunque l'assume su se stesso.
L'unico rivoluzionario in Italia.
Ogni cuoco deve imparare a governare lo stato.
Non basta sganasciare la dirigenza politico-economico-social-divertentistica italiana. La rivoluzione deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha.
In una rivoluzione, se è vera, si vince o si muore.
Le rivoluzioni non sono sciocchezze, ma dalle sciocchezze hanno origine.
Il miglior sedativo per le smanie rivoluzionarie consiste in una poltrona ministeriale che trasforma un insorto in un burocrate.
La rivoluzione deve essere permanente.
Le rivoluzioni costano carissime, richiedono immensi sacrifici e perlopiù finiscono in spaventose delusioni.
La rivoluzione del mondo, passa attraverso la rivoluzione dell'individuo.
Non sono gli uomini che guidano la rivoluzione, è la rivoluzione che guida gli uomini.
La rivoluzione ha come obiettivo delle nuove istituzioni. La rivolta ci porta a non lasciarci più amministrare ma ad amministrare da soli. La rivolta non attende le meraviglie delle istituzioni future. Essa è una lotta contro ciò che esiste. Una volta riuscita, ciò che esiste crolla da solo.