I rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori.— Italo Calvino
I rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori.
Non si leggono i classici per dovere o per rispetto, ma solo per amore.
Viaggiando si può realizzare che le differenze sono andate scomparendo: tutte le città tendono ad assomigliarsi l'una all'altra, i posti hanno mutato le loro forme e ordinamenti. Una polvere senza forma ha potuto invadere i continenti.
Il comunismo è che se entri in una casa e mangiano della minestra, ti diano della minestra, anche se sei stagnino, e se mangiano del panettone, a Natale, ti diano del panettone. Ecco cos'è il comunismo.
Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
I romanzi lunghi scritti oggi forse sono un controsenso: la dimensione del tempo è andata in frantumi, non possiamo vivere o pensare se non spezzoni di tempo che s'allontanano ognuno lungo una sua traiettoria e subito spariscono.
Una rivoluzione si fa, solo se si ha una cultura e delle idee.
Chi provoca o fa una rivoluzione, appena ha ottenuto il suo scopo, diventa un conservatore.
Le rivoluzioni nascono dalla cima. Sono causate da ciò che vi è di marcio alla cima.
La rivoluzione ha come obiettivo delle nuove istituzioni. La rivolta ci porta a non lasciarci più amministrare ma ad amministrare da soli. La rivolta non attende le meraviglie delle istituzioni future. Essa è una lotta contro ciò che esiste. Una volta riuscita, ciò che esiste crolla da solo.
Per fare una frittata bisogna rompere delle uova.
La rivoluzione è l'ispirazione frenetica della storia.
Le rivoluzioni costano carissime, richiedono immensi sacrifici e perlopiù finiscono in spaventose delusioni.
Le rivoluzioni distruggono tutto in un istante e non ricostruiscono se non col lungo avvenire.
Le rivoluzioni non sono sciocchezze, ma dalle sciocchezze hanno origine.