Giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male.— Fabrizio De André
Giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male.
E lei volò fra le tue braccia come una rondine, e le sue dita come lacrime, dal tuo ciglio alla gola, suggerivano al viso una volta ignorato la tenerezza d'un sorriso, un affetto quasi implorato.
Perché non c'è mai stato uno scrittore come ministro della cultura?
Sappiate che la morte vi sorveglia, gioir nei prati o fra i muri di calce, come crescere il gran guarda il villano finché non sia maturo per la falce.
Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota allora avrò il mio premio come una buona nota. Mi citeran di monito a chi crede sia bello giocherellare a palla con il proprio cervello.
Mi sono spiato illudermi e fallire abortire i figli come i sogni mi sono guardato piangere in uno specchio di neve mi sono visto che ridevo mi sono visto di spalle che partivo.
Il peggior criminale che abbia mai camminato su questa terra è moralmente superiore al giudice che lo condanna alla forca.
Al giudice occorre più coraggio ad essere giusto apparendo ingiusto, che ad essere ingiusto apparendo giusto.
Non è detto che le scelte legittime siano anche opportune. Il magistrato non deve solo essere ma deve anche apparire imparziale.
Ho smesso d'andare ai convegni di magistrati da quando, su 100 partecipanti, 80 si presentavano con "La Repubblica" e parlavano solo di politica. Tutti espertissimi di trame, nomine e carriere, tranne che di diritto.
Un giudice che ha venduto la propria imparzialità ai partiti è un giudice che, prima di processare gli altri, dovrebbe essere processato lui e cacciato in galera.
All'avvocato, quando tratta col giudice, non disdice l'umiltà: che non è né viltà né piaggeria di fronte all'uomo, ma reverenza civica all'altezza della funzione.
Inutile la chiarezza, se il giudice, vinto dalla prolissità, si addormenta. Più accetta la brevità, anche se oscura: quando un avvocato parla poco, il giudice, anche se non capisce quello che dice, capisce che ha ragione.
Il buon giudice non deve essere giovane, ma anziano, uno che ha appreso tardi che cosa è l'ingiustizia, senza averla sentita come personale e insita nella sua anima, ma per averla studiata, come una qualità altrui, nelle anime altrui.
Di norma ai giudici non viene neppure comunicato se le loro sentenze sono state confermate o meno.