Quest'affermazione di Fausto Gianfranceschi incarna una profonda percezione della lotta quotidiana dell'essere umano contro la sensazione generalizzata del vuoto e dell'inutilità. Esprime il contrasto intrinseco tra le sfide ininterrotte che ogni individuo affronta nella vita e la persistente preoccupazione circa la significatività di tali sforzi. La frase invita a riflettere sulla natura del nostro impegno quotidiano, suggerendo una tensione esistenziale tra l'agire nel mondo e il dubitare dell'autenticità delle nostre azioni. Essa evoca un atteggiamento di resistenza contro la tentazione di cedere alla disillusione o al pessimismo, promuovendo invece un approccio coraggioso verso le sfide che emergono nella quotidianità.