Le parole di congedo in una relazione spesso vengono vissute come l’equivalente speculare di una dichiarazione d’amore: sono affermazioni assolute, che scendono dall’alto, senza lasciare spazio a replica. Chi dice “me ne vado” si pone in una posizione di potere, definisce il senso e la fine del legame senza negoziarlo, trasformando ciò che dovrebbe essere un incontro tra due soggettività in un atto unilaterale. In questo gesto, la relazione smette di essere dialogo e diventa decisione, più vicina a un verdetto che a una comunicazione condivisa. L’amore, che per sua natura richiederebbe ascolto reciproco, viene ridotto a un campo in cui uno prende l’iniziativa di amare e l’altro quella di interrompere, separando volontà e desiderio. Così l’addio non è solo la fine di un sentimento, ma la negazione della possibilità di confrontarsi davvero, di accettare la vulnerabilità dell’incontro e di riconoscere che un rapporto non appartiene mai a una sola voce.