L’idea al centro di questo pensiero mette in tensione due elementi: la durata del legame e la profondità della conoscenza reciproca. Viene suggerito che un amore che aspira a durare a lungo, spesso, si regge su una certa distanza, su una zona d’ombra in cui l’altro non è mai completamente svelato. Il mistero, l’idealizzazione, la parte non vista dell’altro contribuiscono a mantenere viva l’attrazione e la tenerezza. Quando ci si conosce fino in fondo, emergono inevitabilmente difetti, fragilità, limiti quotidiani che possono logorare il sentimento, incrinando l’immagine idealizzata della persona amata. Allo stesso tempo, questo punto di vista è ambiguo: insinua che la durata possa dipendere più dall’illusione che dalla verità, più da una conoscenza parziale che da una trasparenza totale. Ne nasce una riflessione amara e lucida sull’amore di coppia: la vicinanza assoluta non è sempre garanzia di armonia, e talvolta una certa misura di “non detto” e di distanza protegge il rapporto dall’usura, pur lasciando aperta la domanda se si tratti davvero di un amore pienamente autentico.