È bello ciò che è insieme eccitante e sublime.
Gli dèi sono tali in quanto, volutamente e intenzionalmente, non fanno nulla.
Non c'è cosa che sia nella sua origine più triste e nella sua conseguenza più orribile della paura di essere ridicolo. Di qui, per esempio, la schiavitù delle donne e parecchi cancri dell'umanità.
Filosofo si può solo diventare, non essere. Appena uno crede di esserlo, smette anche di diventarlo.
L'India non è soltanto all'origine di tutte le cose, essa è superiore in tutto, intellettualmente, religiosamente o politicamente e persino il patrimonio greco appare pallido al confronto.
Spirito è filosofia della natura.
La bellezza è uno splendore che deve staccarsi da chi la possiede senza lui l'avverta e senza che ci torni sopra.
La bellezza delle cose esiste nella mente che le contempla.
La bellezza vera non ammette di esser vociferata ai quattro venti: una volta appurata da noi su di noi, se mai è il caso, bisogna che sia un po' occultata, perché la vera scoperta della nostra bellezza o la fa qualcun altro o non la fa nessun altro.
Oltre un certo grado la bellezza, come l'eleganza, non è più una semplice sfida all'imperfezione e alla miseria del mondo, ma una provocazione, anzi un oltraggio: ciò spiega l'odio che non poca gente nutre verso di essa.
Bellezza e bruttezza sono un miraggio perché gli altri finiscono per vedere la nostra interiorità.
Passa la bellezza, come profumo all'aria, e il suo ricordo sarà un rimpianto. Dura invece la bontà, come l'incenso nel chiuso tabernacolo, la carità fatta non invecchia mai, ed è sempre sorella alla carità da farsi.
La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla ed ogni mente percepisce una diversa bellezza.
Ci sono delle attrattive che possono essere ammirate solo da lontano.
L'essenza della sua bellezza era il disincanto.
La bellezza è un dono gigantesco, immeritato, dato a caso, stupidamente.