Tre sono gli istinti primordiali: l'angoscia, l'invidia e il senso di immortalità.
Un genio incompreso è un tragico errore, un idiota incompreso è una tragedia terribile.
L'invidia si annida in fondo al cuore umano come una vipera nella sua tana.
Il vasaio ce l'ha con il vasaio e l'artigiano con l'artigiano, il mendico invidia il mendico e il poeta il poeta.
Ci esprimiamo ai massimi livelli se c'è da spazzare via la vergogna, l'invidia e la ripicca internazionale... ma non si può mica sempre vivere nello "Stato di massima allerta" per mantenere uno sport in salute.
Non augurate mai ad un invidioso di avere figli: sarebbe geloso di loro perché non può più avere la loro età.
L'invidia è una forma di vizio, in parte morale e in parte intellettuale, che consiste nel non vedere mai le cose in se stesse, ma soltanto in rapporto ad altre.
Dall'invidia all'ammirazione c'è un passo: l'onestà.
L'invidia, la bile dell'anima.
Provare invidia è umano, assaporare la gioia per il danno altrui è diabolico.
Il morso dell'invidia è quello spasmo doloroso che ci afferra nostro malgrado alla vista di qualcuno che possiede quello che non possediamo e che desideriamo. E' il prodotto della vertigine della mancanza.
L'invidia ha gli occhi e la fortuna è cieca.
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