Tutti gli uomini per necessità nascono e vivono infelici.
Nessun bene si può avere al mondo, che non sia accompagnato da mali della stessa misura.
Se quei pochi uomini di valor vero che cercano gloria, conoscessero a uno a uno tutti coloro di cui è composto quel pubblico dal quale essi con mille estremi patimenti si sforzano d'essere stimati, è credibili che si raffredderebbero molto nel loro proposito e forse che l'abbandonerebbero.
Il genere umano crede sempre, non il vero, ma quello che è, o pare che sia, più a proposito suo.
La schiettezza allora può giovare, quando è usata ad arte, o quando, per la sua rarità, non l'è data fede.
Ella negli occhi pur mi restava,e nell'incerto raggio del solvederla io credeva ancora.
Se l'infelicità ama essere in compagnia, certo essa ne trova a sufficienza.
La via più sicura per evitare una grande infelicità è di ridurre possibilmente le proprie pretese in rapporto ai propri mezzi di qualunque specie.
Nessuno può vantarsi o sdegnarsi con verità dicendo: io non posso essere più infelice di quel che sono.
Se non ci fosse, a questo mondo, l'infelicità, ci potremmo credere in paradiso.
Gli infelici valutano costantemente gli altri, criticano continuamente il loro comportamento e spesso su di loro sfogano il proprio personale malessere o fallimento.
Solo recitando la propria infelicità si può superarla.
L'uomo è infelice perchè incontentabile.
Non c'è niente di più comico dell'infelicità.
Il segreto per essere infelice è avere abbastanza tempo per preoccuparsi se si è felici o no.
L'infelicità deve essere commisurata non tanto al male in sé, quanto al carattere di chi soffre.