Ognuno è infelice nella misura in cui crede di esserlo!— Lucio Anneo Seneca
Ognuno è infelice nella misura in cui crede di esserlo!
La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l'opportunità.
Fidarsi di un malvagio è dargli mezzo per nuocere.
Dobbiamo pensare quanto più lieve dolore sia non avere che perdere: e comprenderemo che la povertà ha tanto meno materia di sofferenze quanto minore ne ha di danni.
Negli occhi della donna vi sono due tipi di lacrime, le une provocate dal vero dolore, le altre indotte dalla scaltrezze. Una donna che pensa sola, pensa cose cattive.
Colui al quale è troppo caro il proprio corpo, tiene in poco conto la virtù.
Non c'è gioia per chi procura l'infelicità altrui.
Non v'è infelicità umana la quale non possa crescere. Bensì trovasi un termine a quello medesimo che si chiama felicità.
Gli infelici credono facilmente in ciò che desiderano molto.
L'uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi.
L'infelicità rende Dio assente agli occhi degli uomini per un certo tempo, più assente di un morto, più assente della luce in una prigione oscura.
Ben difficilmente si vede un uomo infelice per non essere riuscito a scorgere ciò che avviene nell'anima altrui; ma colui che non avverte i moti della propria anima, è inevitabile che sia infelice.
L'infelicità deve essere commisurata non tanto al male in sé, quanto al carattere di chi soffre.
Meglio essere infelici sui cuscini di una Rolls Royce che sulle panchette di un tram.
Tutta l'infelicità dell'uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo.
Il segreto per essere infelice è avere abbastanza tempo per preoccuparsi se si è felici o no.