Un lettore professionista è in primo luogo chi sa quali libri non leggere.
Io amo i poveri, e soffrirei in un mondo senza poveri; i poveri sono le brioches dell'anima.
Un linguaggio è un gigantesco "come se".
Finché c'è al mondo un bimbo che muore di fame, fare letteratura è immorale.
Producete, producete cultura: è il vostro mestiere, e soprattutto è il contrario della letteratura.
Lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura.
Uno spirito originale sa subordinare la lettura alla propria attività personale. Per lei non è altro che la più nobile delle distrazioni, soprattutto la più feconda perché solo la lettura e il sapere forniscono lo spirito di "belle maniere".
Leggo per legittima difesa.
Ci sono effettivamente molti che leggono per non dover pensare.
Non serve rimpiangere quel che non si è letto, o inseguirlo insensatamente e con immane fatica: quello che non si è letto non era stato scritto per noi.
Leggere equivale a pensare con la testa di qualcun altro invece che con la propria.
È assurdo avere una regola severa e fissa a proposito di ciò che uno deve o non deve leggere. Più della metà della cultura moderna dipende da ciò che uno non può leggere.
Leggere è vedere per procura.
Le foglie stanno volando via dal mondo e sopra c'erano dei messaggi e degli enigmi che non abbiamo decifrato. Anche le mani: lette poco, troppo poco; anche le rughe, i lobi... Non abbiamo letto che dei libri.
Erano aspiranti lettori che non avevano mai aperto un libro.
Leggere mette in moto tutto dentro di te: fantasia, emozioni, sentimenti. È un'apertura dei sensi verso il mondo, è un vedere e riconoscere cose che ti appartengono e che rischiano di non essere viste.