Si fa bene a tenere un diario; ed è utile che tanta gente lo sappia.
La cattiveria dei buoni è pericolosissima.
Nessuna regola è infallibile. Ci sono solo errori da non commettere.
In Italia vi è un'onda di corsi e ricorsi che fa passare l'opinione pubblica media, e talvolta anche quella di cospicue personalità politiche, da una autarchia avvilente e incostruttiva a una vera e propria soggiacenza alle altrui esperienze e fenomenologie.
Non attribuiamo i guai di Roma all'eccesso di popolazione. Quando i romani erano solo due, uno uccise l'altro.
Perché la stupenda frase "La Giustizia è uguale per tutti" è scritta alle spalle dei magistrati?
Sono due anni che non riprendo in mano il diario, e pensavo che non avrei più ripreso questa abitudine infantile. Ma non è una ragazzata, è dialogare con se stessi, con la parte vera, divina, che vive in ogni uomo.
Per chi tiene un diario la qualità degli avvenimenti è trascurabile: la loro importanza nasce nell'atto della registrazione.
Non viaggio mai senza il mio diario. Bisogna sempre avere qualcosa di sensazionale da leggere in treno.
In un diario ci deve finire tutto, e per farci finire di tutto si deve guardare di tutto, leggere di tutto, amare di tutto.
L'espressione letteraria più autentica è il diario. Scrivere come si vive.
Diario. Documentazione quotidiana di una parte della propria vita che si può raccontare a se stessi senza arrossire.
L'assenza di un diario non la sua esistenza testimonia di una vita dissipata e offesa. Dove non c'è diario, non c'è abbandono.