L'aforisma di Giuseppe Prezzolini esplora una profonda ironia sulle contraddizioni della condizione umana. Suggerisce un'idea spesso discussa in filosofia e letteratura, ovvero l'incompatibilità tra la ricerca del significato assoluto nella vita e le limitazioni intrinseche dell'esistenza stessa. Secondo Prezzolini, se gli esseri umani fossero realmente consapevoli della verità ultima sulle condizioni esistenziali – che sembra essere senza scopo o senso definitivo - potrebbe scaturire un'angoscia così profonda da rendere l'esistenza insostenibile. La metafora del gioco, dove nessuno vince e quindi la partecipazione stessa appare priva di significato, serve a illustrare come le aspettative umane di successo o felicità possano essere destinate al fallimento in un contesto senza verità assolute. Queste riflessioni invitano il lettore ad interrogarsi sulla natura della ricerca del senso nella vita e sulle sue implicazioni esistenziali.