Avere settant'anni non è peccato.— Golda Meir
Avere settant'anni non è peccato.
Posso dire onestamente che non mi ha mai interessato la questione del successo come un'impresa. Se io sentivo che era la cosa giusta da fare, ero dalla sua parte indipendentemente dal possibile esito.
Io, quando so di poter cambiare le cose, divento attiva come un ciclone. E, quasi sempre, riesco a cambiarle. Ma, quando so di non poterci far nulla, mi rassegno.
Non siate modesti, non siete abbastanza grandi per esserlo.
La questione della liberazione della donna è una grossa sciocchezza. Sono invece gli uomini ad essere discriminati. Non possono partorire i bambini. E nessuno cerca di fare qualcosa in proposito.
Quando conosco qualcuno, io penso sempre che si tratti di una persona perbene e continuo a pensarlo finché non ho la prova contraria. Se ho la prova contraria, poi, non dico che quella persona è cattiva. Dico: è stata cattiva con me.
Le delusioni dell'età matura seguono le illusioni della gioventù.
Si ammette di avere quarant'anni soltanto dopo avere superato i cinquanta.
Un uomo ha l'età della donna che ha per le mani.
A vent'anni sei felice quando ti si alza, a settanta sei felice quando ti alzi tu.
L'uomo giovane conosce le regole, ma il vecchio conosce le eccezioni.
Quando ci si preoccupa della propria età è un segno che non si hanno vere preoccupazioni.
La gioventù ci faceva sognare; la maturità ci fa pensare; la vecchiaia ci farà sospirare.
Età avanzata. Momento della vita in cui si chiude un occhio sui vizi che ci si possono ancora concedere e si scagliano fulmini su quelli che non si è più in grado di commettere.
Un uomo di sessanta può certi giorni sentirsi giovane. Una donna non vi riesce più nemmeno a cinquanta.