Macchine. Le figlie senza madre dell'uomo.— Guillaume Apollinaire
Macchine. Le figlie senza madre dell'uomo.
Scendevi in acque così chiareIo annegavo nel tuo sguardo.
Vorrei avere nella mia casa: una donna ragionevole, un gatto che passi tra i libri, degli amici in ogni stagione senza i quali non posso vivere.
È giunto il tempo di riaccendere le stelle.
Prima di tutto, gli artisti sono uomini che vogliono essere inumani.
Il gelo della macchina è il gelo rappreso della vita. L'assenza non rimpianta dell'anima. La tecnica è la regressione progressiva all'inorganico. Essa è ritorno all'inorganico come progresso verso l'inorganico. L'uomo residuo è una fase attardata.
Io amo le macchine imprecise, i computer che sbagliano, i semafori che s'incantano.
Niente è meno istruttivo delle macchine.
Dovunque vi saranno molte macchine per sostituire gli uomini, vi saranno sempre molti uomini che non sono altro che macchine.
Da ogni parte si è cacciato via il vivente artigiano per far posto a un operaio senz'anima ma più veloce. La spoletta sfugge alle dita del tessitore e cade tra dita d'acciaio che la fanno girare più rapidamente.
Si è sentito il demonio nella macchina, e non a torto. La macchina significa agli occhi d'un credente, il Dio detronizzato.
Fino a quando la macchina sia presente, si ha l'obbligo di usarla. Nessun attinge acqua dal pozzo, quando si può girare un rubinetto.
Se l'uomo saprà utilizzarla con spirito creativo, la macchina sarà il servo e il liberatore dell'umanità.