Un artista ha la morte sempre con sé, come un bravo prete il suo breviario.
Avrebbe dovuto piangere, piangere forte, a lungo. Allora avrei potuto alzarmi, prenderla fra le braccia, baciarla. Non lo feci. Non ne avevo voglia e solo per abitudine o per dovere non volevo farlo. Restai disteso sul letto.
Ho bisogno di molta poca realtà.
Nell'esercizio anche del più umile dei mestieri, lo stile è un fatto decisivo.
Tutti sanno, cioè, che un clown dev'essere malinconico per essere un buon clown, ma che per lui la malinconia sia una faccenda seria da morire, fin lì non arrivano.
Confidenza toglie reverenza. Se trascorri abbastanza tempo vicino alla morte, smetti di averne paura e inizi a odiarla.
La maledizione del dover morire dovrà diventare una benedizione: che si possa ancora morire quando vivere è insopportabile.
Che cos'è che ci fa così spavento della morte? Quello che ci fa paura, che ci congela davanti a quel momento è l'idea che scomparirà in quell'attimo tutto quello a cui noi siamo tanto attaccati. Prima di tutto il corpo. Del corpo ne abbiamo fatto un'ossessione.
La morte produce qualcosa di piacevole: le vedove.
Spero di resistere alle mattutine serenate della morte.
Ammazzare il tempo nell'attesa che il tempo ci ammazzi.
Non ci si prepara alla morte, ci si separa della vita.
Per tre giorni dopo la morte i capelli e le unghie continuano a crescere ma le telefonate calano progressivamente.
Che cosa è la morte per me? Un grado di più nella calma, e forse nel silenzio.
Tutte le morti sono odiose per i miseri mortali.
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