All'origine di ogni nostro innamoramento c'è un errore: avevamo scambiato la persona amata con un'altra.
— Joan Fuster
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La nostra interpretazione
L’affermazione descrive l’innamoramento come un’esperienza profondamente segnata dall’illusione e dalla proiezione. All’inizio di un legame affettivo intenso, spesso non si vede davvero l’altra persona per ciò che è, ma la si confonde con un’immagine interiore già esistente: un ideale, un desiderio, un bisogno antico. Non ci si innamora tanto dell’individuo concreto, quanto di ciò che si spera di trovare in lui o in lei. In questo processo l’altro diventa uno specchio dove si riflettono mancanze, sogni, aspettative accumulate nel tempo. Da qui nasce l’errore originario: credere che quella persona coincida perfettamente con il ruolo che le è stato assegnato nella propria fantasia.
Con il passare del tempo, quando le maschere cadono e le proiezioni si incrinano, emergono delusione, distanza, fraintendimento. L’iniziale confusione tra realtà e desiderio può portare a rapporti che si rivelano sbilanciati, non corrisposti o destinati a esaurirsi. Eppure, proprio in questo errore si coglie anche la fragilità umana di chi cerca, nell’altro, una risposta alla propria incompiutezza. L’innamoramento appare così come un tentativo, spesso ingenuo, di colmare un vuoto interiore, più che un incontro limpido e consapevole con una persona realmente riconosciuta nella sua individualità.