L’affermazione mette al centro l’idea che la parte più autentica dell’esistenza non si trovi nelle ambizioni superficiali, né nell’accumulo di beni o riconoscimenti, ma in alcune esperienze umane essenziali: l’amore, il riso condiviso e il lavoro vissuto come espressione di sé. Tutto ciò che non appartiene a queste dimensioni profonde viene paragonato a qualcosa che si deteriora, come un metallo che arrugginisce: è transitorio, fragile, destinato a perdere valore. Si esalta l’importanza di un amore pieno, vissuto con presenza e sincerità, capace di dare significato alle giornate. Allo stesso modo, le risate, specialmente quelle condivise con gli altri, diventano segno di vitalità e connessione, non semplice divertimento effimero. Il lavoro, infine, non è ridotto a fatica o obbligo, ma è considerato un luogo in cui realizzare la propria natura, contribuire e creare. La vera saggezza consiste nello saper distinguere ciò che nutre davvero l’animo da ciò che lo consuma lentamente, orientando le proprie scelte verso ciò che rende la vita piena, intensa e autentica.