L'umorista è un uomo di buon cattivo umore.
Non ci sono amici: ci sono momenti d'amicizia.
L'amore è come una clessidra: quando si riempie il cuore, si svuota il cervello.
Quanta gente ha voluto uccidersi e si è limitata invece a lacerare la propria fotografia!
Non basta essere felici! È necessario anche che gli altri non lo siano.
Se temi la solitudine non cercare di essere giusto.
L'umorismo serve a ricordarci che, per quanto sia alto il nostro trono, vi stiamo seduti poggiando sempre il didietro.
L'umorismo non è rassegnato ma ribelle, rappresenta il trionfo non solo dell'Io, ma anche del principio del piacere, che qui sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali.
L'umorismo può esistere solo là dove la gente distingue ancora il confine tra ciò che è importante e ciò che non lo è. E questo confine oggi non si distingue più.
L'umorismo non ha affatto bisogno d'un fondo etico, può averlo o non averlo: questo dipende dalla personalità, dall'indole dello scrittore.
Spirito folletto, sublimità del terra a terra, che sembra appartenere agli ingegni minori.
Tutto ciò che è umano è patetico. La segreta fonte dell'Umorismo stesso non è gioia ma dolore. Non c'è umorismo in cielo.
Grazie all'umorismo siamo meno schiacciati dalle vicissitudini della vita.
L'umorismo ride di. Bisogna ridere contro. L'umorismo è il modo di ridere della borghesia e con la borghesia morirà.
L'umorismo, che splendido modo per neutralizzare la realtà quando essa ci cade addosso.
I grandi umoristi e i grandi comici, da Cervantes a Sterne o a Buster Keaton, fanno ridere della miseria umana perché la scorgono in primo luogo in se stessi, e questo riso implacabile implica un'intelligenza amorosa del comune destino.