L'amore del prossimo non è il migliore, ma comunque il più comodo.
— Karl Kraus
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La nostra interpretazione
L’affermazione mette in discussione la retorica della bontà disinteressata verso gli altri, mettendo a nudo una forma di ipocrisia che spesso si nasconde dietro i gesti considerati moralmente elevati. Non si esalta un ideale di sentimento altruista, ma se ne evidenzia la possibile convenienza psicologica e sociale. Prendersi cura degli altri, rispettarli, mostrarsi comprensivi e generosi può apparire un atto di grande nobiltà, ma talvolta risponde più al desiderio di sentirsi a posto con la propria coscienza, di ottenere approvazione o di evitare conflitti, che a un impulso autentico del cuore. L’amore rivolto agli altri diventa così una sorta di scorciatoia morale: invece di interrogarsi profondamente su sé stessi, sui propri limiti e sulle proprie ombre, si preferisce una forma di benevolenza che non disturba troppo e non richiede un vero sacrificio. In questo modo si critica una certa superficialità dell’altruismo, che può ridursi a semplice comodità emotiva. Si crea un contrasto implicito tra una forma di amore comodo, socialmente accettabile e rassicurante, e un amore realmente sincero, capace di scomodare, di mettere in discussione, di esporsi al rischio del conflitto o della sofferenza. L’attenzione viene spostata dal gesto apparente alla motivazione profonda, invitando a domandarsi quanto dell’attenzione agli altri nasca da un vero sentimento e quanto, invece, dall’esigenza di proteggere la propria immagine e il proprio comfort interiore.