La guerra non è che un duello su vasta scala.
La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi. La guerra non è dunque solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.
Per quanto riguarda la deduzione degli effetti dalle cause si presenta spesso una difficoltà insormontabile: non si conoscono affatto le vere cause.
Lo stesso fine politico può produrre effetti totalmente diversi su popoli diversi e, anche sullo stesso popolo, in epoche diverse.
La risolutezza sorge soltanto per un atto dell'intelligenza che, divenuta conscia della necessità del rischio, con questa necessità determina la volontà.
Facciamo la guerra per poter vivere in pace.
Fra le armi tacciono le leggi.
Uccidere in guerra non è affatto meglio che commettere un banale assassinio.
La guerra esisterà ancora a lungo, probabilmente per sempre. Tuttavia il superamento della guerra, oggi come ieri, continuerà a essere la più nobile delle nostre mete.
La carestia, la peste e la guerra sono i tre più famosi ingredienti di questo basso mondo... Ma la guerra, che riunisce tutti questi doni, ci viene dall'inventiva di tre o quattrocento persone sparse sulla superficie del globo sotto il nome di principi o di governanti.
Finché la guerra sarà considerata una cosa malvagia, conserverà il suo fascino; quando sarà considerata volgare, cesserà di essere popolare.
Questo mondo quasi senza più guerre ma con una pace feroce, più tremenda di tutte le guerre del passato.
Come si può sperare di sconfiggere le guerre se nel mondo continueranno a vincere uomini che hanno ancora paura?
La guerra genera la guerra e la vittoria la sconfitta.
Gli anni a venire non conosceranno mai l'inferno ribollente e l'oscuro ambiente infernale, gli innumerevoli drammi minori e i retroscena della guerra di secessione ed è meglio che sia così.