Amate per amare, non per avere qualcosa in cambio, altrimenti non è amore.
— Leo Buscaglia
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La nostra interpretazione
L’amore viene presentato come un atto che trova il proprio senso nel gesto stesso, non nella ricompensa che potrebbe derivarne. Quando si ama con la mente rivolta al ritorno, alla gratitudine, al riconoscimento o a un vantaggio personale, il centro dell’attenzione non è più la persona amata ma il proprio tornaconto. In quel momento il legame si trasforma in una forma di scambio, in un contratto, e perde la sua autenticità. L’amore, invece, è descritto come una scelta libera, che non dipende dalle reazioni degli altri, né dal controllo sugli eventi.
Viene esaltata l’idea di una dedizione che non misura quanto dà e quanto riceve, che non si sente in credito se l’altro non risponde come previsto. In questa prospettiva, amare significa esporsi, rischiare la delusione e l’incomprensione senza per questo smettere di essere generosi. Non si tratta di negare i propri bisogni, ma di riconoscere che il valore di un sentimento non coincide con la sua utilità. L’amore autentico non è una moneta da investire in vista di un guadagno, ma un dono che trae la sua dignità dall’essere donato, non dall’essere ricambiato. Chi impara ad amare in questo modo si sottrae alla logica del possesso e della paura di perdere, e scopre una libertà interiore che non dipende dall’esito delle relazioni, ma dalla coerenza con ciò che sente più vero in sé.