Amanti e pazzi han sì ardenti cervelli a sì inventive fantasie,ch'essi crean più che la fredda ragion possa intendere.L'amante, il pazzo e il poeta hanno la stessa fantasia.

William Shakespeare
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La nostra interpretazione

Il pensiero si concentra sulla forza immaginativa che accomuna l’innamorato, il folle e il poeta. In tutti e tre agisce un’energia interiore che oltrepassa i confini della razionalità ordinaria. L’amante, travolto da un sentimento assoluto, vede nell’altra persona qualcosa che va oltre i dati di fatto: la idealizza, la trasfigura, le attribuisce significati e bellezza che nascono dal cuore più che dall’osservazione distaccata. Il folle, allo stesso modo, vive in un mondo di immagini e convinzioni che sfuggono alle regole logiche, mentre il poeta trasforma emozioni e visioni in parole, creando realtà simboliche che non esistevano prima. In tutti e tre i casi, la mente non si limita a registrare ciò che è, ma lo reinventa, lo amplia, lo colora. La razionalità viene definita “fredda” perché incapace di cogliere questa sovrabbondanza di senso. L’amore più profondo viene qui avvicinato alla follia e alla creazione poetica, non come qualcosa di deficiente, ma come stato in cui l’essere umano entra in contatto con una dimensione più intensa della propria interiorità. In quell’intensità si può sbagliare, eccedere, illudersi, ma anche cogliere verità emotive e spirituali che il calcolo non sa riconoscere. L’immaginazione diventa allora un ponte tra ciò che si sente e ciò che ancora non esiste, un atto creativo che dona al mondo significati nuovi.

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