L'uomo nella sua essenza non deve essere uno schiavo, o di se stesso o di altri, ma un amante. Il suo unico scopo è l'amore.

Rabindranath Tagore
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La nostra interpretazione

L’essere umano viene presentato come una creatura fatta per amare, non per sottomettersi né alle proprie paure, né alle proprie abitudini, né al potere degli altri. L’idea della schiavitù interiore richiama tutte le forme di dipendenza dall’ego, dall’orgoglio, dai desideri che imprigionano, così come la schiavitù esteriore richiama le costrizioni sociali, culturali o materiali che impediscono all’individuo di esprimere la propria vera natura. In contrasto con queste forme di prigionia, l’amore appare come la vocazione più alta: non un sentimento passeggero, ma un orientamento profondo dell’essere. Essere “amante” significa vivere aperti all’altro, al mondo, al trascendente, senza ridurre la propria esistenza all’utile o al calcolo. L’amore diventa così criterio e fine dell’agire umano, ciò che dà direzione e senso a ogni scelta. Non si parla di un amore possessivo o interessato, ma di una forza generosa che libera, unifica e innalza. In questa prospettiva, la dignità dell’uomo non dipende dal successo o dal potere, ma dalla sua capacità di uscire da sé e dedicarsi con autenticità. L’essenza della vita, dunque, non è il dominio, bensì la capacità di donarsi e di riconoscere il valore dell’altro, fino a fare dell’amore lo scopo centrale dell’esistenza.

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