Il più bel momento dell'amore è quando ci si illude che duri per sempre; il più brutto quando ci si accorge che dura da troppo.
— Roberto Gervaso
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La nostra interpretazione
Nella dinamica affettiva, l’entusiasmo iniziale è alimentato dalla speranza e dall’illusione che il sentimento possa sfidare il tempo. All’inizio tutto appare nuovo, intenso, assoluto; ci si affeziona non solo alla persona, ma anche all’idea che quella felicità possa rimanere immutata. In questa prospettiva, l’illusione di eternità diventa parte integrante del piacere dell’innamoramento, quasi un ingrediente necessario per rendere l’esperienza piena e totalizzante.
Con il passare del tempo, però, l’amore può trasformarsi, irrigidirsi, logorarsi. Quando la relazione non viene più vissuta come scelta viva e consapevole, ma come abitudine pesante o come catena, il sentimento perde la sua luce originaria. Subentra una consapevolezza amara: ciò che si sognava eterno non solo non possiede più quel fascino iniziale, ma appare addirittura eccessivo nella sua durata. È l’amore che ha smesso di essere desiderato, trasformato in stanchezza, in ripetizione, in distanza emotiva.
Questa riflessione mette in luce il contrasto tra la fase idealizzata, in cui il tempo sembra un alleato, e la fase in cui il tempo diventa nemico, evidenziando come la durata, da promessa meravigliosa, possa mutarsi in peso quando il sentimento non è più vivo, reciproco o autentico. L’elemento tragico non è solo la fine dell’incanto, ma la permanenza di un legame svuotato del suo senso originario.
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