In amore, puoi solo essere deluso da te stesso. Quando sei deluso dagli altri, non è rimasto più amore.
— Fernand Auwera
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La nostra interpretazione
L’idea centrale è che, quando si vive un sentimento autentico, il centro dell’attenzione non è il comportamento dell’altro, ma la propria capacità di amare. Il fulcro non sta nelle aspettative, nelle pretese o nei giudizi rivolti alla persona amata, ma nella responsabilità interiore verso ciò che si prova. La delusione, in questo senso, diventa uno specchio che rivela i limiti, le illusioni e le proiezioni individuali: ci si accorge di aver attribuito all’altro compiti e ruoli che non gli appartenevano, di aver scambiato il bisogno di essere rassicurati con la presenza concreta dell’amore.
Quando invece si sente di essere stati traditi o delusi dall’altro al punto da spegnere ogni sentimento, emergono la misura dei propri attaccamenti e la fragilità del legame. In quel momento, ciò che si spezza non è solo la fiducia, ma la qualità stessa del sentimento, che forse era più vicino al possesso o al desiderio di conferma che a una forma limpida e gratuita di amore. L’amore che resiste accetta l’imperfezione altrui senza idealizzarla, riconosce i limiti ma non si riduce a un bilancio di colpe. Finché esiste la capacità di rivolgere lo sguardo verso se stessi, di interrogare le proprie attese e di assumersi la responsabilità delle proprie emozioni, il sentimento può ancora dirsi vivo. Quando, invece, il cuore si chiude nel puro rimprovero verso l’altro, ciò che viene meno non è soltanto una relazione, ma la presenza stessa dell’amore nel proprio modo di stare al mondo.