L’idea centrale è una visione radicalmente disincantata del legame affettivo nella vita sociale. Il sentimento che spesso si celebra come profondo, spirituale e unico viene ridotto a un gioco di immagini mentali e a un incontro prevalentemente fisico. Ciascuno proietta sull’altro una costruzione interiore fatta di aspettative, desideri, bisogni di riconoscimento e idealizzazioni, e finisce per innamorarsi più della propria fantasia che della persona reale. L’attrazione risulta così basata in gran parte su ciò che si vuole vedere, più che su ciò che effettivamente esiste. Allo stesso tempo, l’unione viene descritta come qualcosa di superficiale, limitato al contatto dei corpi e privo di una reale fusione di anime, valori o visioni del mondo. Rimane la sensazione di un amore fragile, esposto alla disillusione, che si consuma quando le fantasie crollano e il corpo perde la sua novità. Da qui emerge un sospetto amaro: buona parte delle relazioni affettive non sono un incontro autentico tra due esseri umani, ma un contratto tacito tra due solitudini che cercano sollievo attraverso il sogno e la pelle, senza davvero conoscersi. In questa prospettiva l’amore diventa un equilibrio instabile tra bisogno, immaginazione e desiderio, destinato a incrinarsi nel momento in cui la realtà chiede di essere guardata senza veli.